La Polveriera riapre dopo mezzo secolo
Il progetto da 4,5 milioni di euro prende forma. Il 10 aprile rinasce la struttura: ospiterà anche un centro diurno per disabili di Ambra Prati
REGGIO EMILIA. Prende forma il maxiprogetto (da 4,5 milioni di euro) che riporterà a nuova vita la Polveriera, la vastissima area industriale del quartiere Mirabello abbandonata da anni e foriera di problemi di sicurezza. Tra pochi giorni, il 10 aprile, si spalancheranno al pubblico le porte del primo stabile ristrutturato, o meglio una prima parte.
LA STORIA. Attraverso la Polveriera si può ripercorrere un pezzo della storia cittadina: sorta negli anni ’40, impiegata come dislocamento militare e come deposito pubblico, a fine anni ’80 il passaggio di proprietà dal Demanio al Comune, che però ne fece un impiego residuale fino al noto bando del 2010, vinto da La Polveriera, una cordata costituita ad hoc e formata da otto cooperative capitanate dal Consorzio Oscar Romero, che ha ottenuto la concessione del diritto di superficie per cinquant’anni (fino al 2063 tornerà pubblica) a fronte di un impegno economico da far tremare i polsi. Ci sono voluti più di due anni per siglare l’atto di accordo; l’inizio dei lavori data gennaio 2014, ma solo tra pochi giorni il pubblico potrà mettere piede in un’area rimasta preclusa per mezzo secolo. Restano invece fuori dal bando (che li prevedeva, in origine) i tre capannoni di proprietà comunale e il quarto immobile – la Polveriera storica, di fine Ottocento, appartenente alla Curia – ormai ridotto a rudere.
PRIMA STRUTTURA. Entrando da via Terrachini, il visitatore si trova in un ampio spiazzo che separa due stabili, a sinistra e a destra. Quello quasi finito è quello di sinistra, dove i 1.200 mq (stessa superficie lorda del “gemello”) sono stati raddoppiati (2mila mq), ricavando un primo piano soppalcato per il quale è appena arrivata l’agibilità: un’opera da 2,9 milioni di euro. Il lungo portico (70 metri) fa accedere al pianterreno, dove sarà attivato il centro per disabili con patologie medio-gravi, gestito dalla coop Coress. «Grazie a una riorganizzazione del servizio handicap concordata con l’Ausl, si trasferiranno qui alcuni utenti: a regime il centro diurno è stato pensato per 20 ospiti, il residenziale per 14, anche se il 10 aprile ne entreranno una decina», spiega Emma Davoli, presidente del Consorzio Oscar Romero nonché della coop Coress, che ci guida nella visita: al pianterreno ingresso con armadietti, mensa, ambulatorio, saletta, al primo piano le camere doppie, servizi e un salotto. Circa a metà struttura, dove termina il centro diurno, iniziano altri spazi, che saranno adibiti entro fine aprile ad uffici delle coop e di altri soggetti privati, con i quali è in corso una trattativa. Terminati, ma con destinazione ancora tutta da inventare, le due campate all’inizio e alla fine del fabbricato.
SECONDA STRUTTURA. Finirà invece entro l’estate, per consentirne l’apertura a settembre, l’intervento riqualificativo (da 1,6 milioni) della struttura sulla destra, tuttora un cantiere a cielo aperto. Qui sorgeranno bar e ristorante gestito dalla coop L’Elfo; un laboratorio di recupero e trasformazione di materie prime più spazio commerciale (designer e arredatori potranno mettere in vendita a prezzi contenuti gli oggetti rigenerati con le materie prime più varie, dalle biciclette alle caffettiere); le varie coop (la sede de L’Ovile e di Romero, La Dimora di Abramo avrà un punto informativo per stranieri, Anemos gestirà un servizio di orientamento al lavoro per disabili), più metrature lasciate libere per l’affitto in co-working.
FILOSOFIA DEL RECUPERO. Poiché la Polveriera è tutelata dalla Sovrintendenza, la riqualificazione architettonica si è attenuta al principio di conservare il più possibile l’anima industriale del sito. Ecco quindi che i locali del centro diurno sono stati divisi con “cubi” che spezzano l’elevata altezza creando un gioco di pieno/vuoto; le travi in legno dei soffitti sono state mantenute a vista e coibentate aggiungendo lucernari e lasciando le grate; le cementine che lastricano il portico sono quelle originali; l’esterno effetto “lamiera” negli intervalli del portico; i pavimenti grezzi; i lampadari, riproduzioni di quelli originari delle ex Reggiane. Il passato convive con il presente, rappresentato da prese elettriche a totem sul pavimento, riscaldamento e raffreddamento a pavimento, faretti a Led e vetri isolanti.
Fonte: Gazzetta di Reggio, 27.03.2016
http://bit.ly/20160327gazzettaRE